Testo  di
Bruno Spadi
Immergersi a queste profondità richiede una preparazione e un'attrezzatura ben diversa da quella richiesta per immersioni sportive. La quantità di gas da trasportare, i tempi da rispettare, il freddo, la visibilità scarsa rendono queste discese molto pericolose. La nave è adagiata su un fondale fangoso proprio a sud dell'abitato di Riva Ligure, a circa un miglio dalla costa. Lo scafo è vuoto e le sovrastrutture che un tempo erano in legno non esistono più, inghiottite dal tempo e dal mare. Lo scafo in metallo invece è integro e si erge dal fondo come se stesse ancora navigando. Negli anni passati le parti più utili di questi relitti venivano recuperate per essere rivendute. Ancore, catene, verricelli, motori, eliche spesso sono state asportate da gruppi specializzati di palombari dediti a questo tipo di lavoro.

La Regin è spoglia anche di queste parti meno un'ancora ancora al suo posto sotto il ponte di prua. Le stive buie sono la casa di miriadi di pesci. Queste si possono visitare con sufficiente sicurezza viste le loro dimensioni e anche perché completamente vuote.

La poppa si trova ad una profondità maggiore, la nave è molto vicina ad una fossa che sprofonda oltre i 300 metri di profondità. A poppa si nota subito la sconquasso che ha prodotto il siluro che la colpii nel '17 sembra che quasi si sia distaccata tanto che oggi è in parte affondata nella melma e rivolta verso il basso mentre il resto dello scafo è parallelo al fondo.






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