Testo  di
Marco Mazzotta
Partito da Livorno per Alessandria d’Egitto andò ad urtare contro le rocce di Cala Maestra. Oltrepassato il canale di Piombino, viste le condizioni meteorologiche abbastanza buone ed il tutto tranquillo a bordo, il comandante Fanciulli si ritirava nella sua cabina lasciando in plancia il secondo ufficiale che veniva a sua volta rilevato alle ore 4 dal primo ufficiale sig. Mondello . In vista dell'Argentario il Nasim che procedeva con rotta 140 deg alla velocità di 12 nodi circa con mare forza 2, 3, vento di scirocco forza 1, incontrava densi piovaschi che rendevano quasi nulla la visibilità. All'altezza di Giannutri, alle 4 e 45 circa, la nave che doveva passare a qualche miglio a levante dell'isola, finiva invece sugli scogli, in un punto situato probabilmente tra Punta Secca e Punta Scaletta .... L'oscurità era tale che nessuno dei membri dell' equipaggio riusciva a individuare con esattezza il punto di impatto" (da IL TIRRENO 12 Febbraio 1976) Da documenti successivi risulta che la nave inclinandosi paurosamente iniziò a perdere il suo prezioso carico di 49 automobili destinato al mercato nordafricano (12 Fiat, 35 Peugeot e 2 Mercedes), di cui 23 erano sul ponte e 26 nelle stive, dove ancora sono, 16 rimorchi e 3 fork-lift. Le 23 automobili sul ponte; cadendo in mare crearono così il "parcheggio" di macchine così caratteristico dell'immersione sul Nasim.
Dopo essersi incagliata affondò abbastanza velocemente. Furono tratti in salvo tutti i membri dell’equipaggio.
Il racconto di chi c'era:
Il sig. Costante Morbidelli, uno dei cinque o sei abitanti dell’isola, ricorda le operazioni in cui furono tratti in salvo tutti i membri dell’equipaggio. Egli racconta che la nave, prima di colare a picco, urtò sulla costa rocciosa con la parte prodiera, ed ancora oggi è visibile la piega dell’acciaio sulla prua della nave. Quando lessi sul giornale la notizia dell’affondamento, programmai un’immersione per ispezionare il relitto. La visita al relitto fu però protratta per diversi mesi, finché intorno alla fine di Maggio fu possibile realizzare la spedizione. La zona esatta non era ancora ben individuata, ma giunsi in vista dello scafo affondato, effettuando percorsi subacquei in direzioni radiali alla costa. Ricordo le automobili, che la nave trasportava, sparse sul fondo nelle immediate vicinanze dello scafo, fra le quali si potevano chiaramente riconoscere una Fiat 132, una Peugeot, ed una Mercedes. Qualcuno liberò le ruote di scorta che schizzarono in superficie pericolosamente veloci. Il radar e la tromba della sirena erano nella loro posizione, in bella mostra di sé, ed un groviglio di gomene a poppa si elevava verso l'alto fino a 20 metri dalla superficie. Distintamente ricordo il nome della Società Armatrice, scritto a grandi lettere sulla murata: "N E P T U N I A"; ora il mare ha cancellato tutto…

Fonti:

“IL TIRRENO”

“IL SUBACQUEO” aprile 1999






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