L'ultimo viaggio
di
Marco Mazzotta
Sulla rotta da Tunisi a Livorno, ormai in vista del porto (da Vada è già visibile) incappava in una mina in una zona ancora non bonificata. La guerra infatti era finita da appena un mese. L'urto causò l'immediato distacco della parte prodiera e la nave si inclinò in avanti scoprendo le eliche e rendendola quindi ingovernabile. Affondò in pochi minuti ma, malgrado ciò, il comandante Luigi Giannini, riuscì a mettere in salvo tutto l'equipaggio e quindi non vi furono vittime.

La fame di materie prime ed in particolare di bronzo che attanagliava la nazione nell'immediato dopoguerra non risparmiò il relitto dalle fiamme ossidriche e dall' esplosivo dei palombari, così che l'elica, le ancore, le strumentazioni di bordo e quant'altro fosse recuperabile fu asportato.

Il relitto cadde quindi nel dimenticatoio fino agli anni '60 momento in cui ebbe un momento di gloria effimera. Era infatti una delle mete più frequentate dai cacciatori subacquei che depredarono nuovamente il relitto, stavolta della vita animale che lo abitava. Cadde nuovamente nel dimenticatoio finchè fu riscoperto negli anni '90 in virtù del crescente interesse per le attività subacquee. La rivista AQUA dedicò al relitto un articolo (Settembre 1996) da cui sono tratte parte di queste informazioni e l'emittente locale GRANDUCATO TV dedicò un servizio. Attualmente è il relitto più visitato della zona.






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