Testo  di
Roberto Magazzini
Di facile esecuzione, si inizia una volta arrivati sul fondo dal castello di prua dove un tempo probabilmente era alloggiato un cannoncino da 75mm per la difesa navale, scendiamo sul vano di carico e notiamo dei grossi tubi tondi e lunghi,questi sono quel che resta dei siluri trasportati dalla nave al momento del suo affondamento, naturalmente le teste esplosive sono state smontate al momento della bonifica del relitto eseguita dagli incursori del varignano circa 6 o 7 anni fa.
Ora ci spostiamo verso il ponte di comando dove notiamo il grosso timone sempre in bella vista e i comandi dei motori concrezionati dal tempo ed irriconoscibili. Scendiamo in coperta e penetriamo dentro il relitto ormai spoglio di ogni cosa depredato dai soliti cercatori di souvenir facendo attenzione a non sollevare troppo fango ed a non tagliarsi con le lamiere tutte rugginose.
Dopo alcuni metri arriviamo in sala macchine, dove è sempre presente l’ apparato propulsivo e troviamo anche quel che resta di una piccola officina atta alle piccole riparazioni di bordo con banco da lavoro e morsa compresa. Torniamo ai livelli superiori nella zona delle due ciminiere dove dentro intravediamo un grosso gronco e qualche murena, notiamo anche il vecchio gabinetto con la tazza alla turca rimasto con la porta aperta. Ora passiamo a poppa dove troviamo un supporto circolare dove un tempo alloggiava una temibile mitragliera antiaerea mg da 20mm che giace a terra ormai resa irriconoscibile dagli agenti marini con qualche vecchia scatola di proiettili; un ultimo giro a poppa ad esplorare i timoni e l’ elica che come in tutti i relitti viene sempre a mancare, e risaliamo a bordo.






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