Testo  di
Roberto Magazzini
Durante i primi anni della seconda guerra mondiale, la germania conquistò gran parte dell’ europa del centro nord tra cui il belgio e l’ olanda, tutti gli armamenti e mezzi validi furono requisiti e messi al servizio delle tre armi del terzo reich, tra cui anche le imbarcazioni fluviali da trasporto che facevano la spola cariche di vari materiali tra i due paesi. Queste chiatte che avevano una velocità bassissima ma una grande capacità di carico furono accorpate alle varie flottiglie della marina militare germanica di stanza soprattutto nel mediterraneo non essendo adatte alla navigazione oceanica.

Il relitto in esame faceva parte di una flottiglia che era composta da una corvetta la T 42 e naviglio di altro genere che riforniva i branchi dei lupi di mare (gli u-boot) presenti tra la costa tirrenica e la corsica. Dopo l’8 settembre del 1943 a causa delle alterne vicende che ruppero l’ alleanza italo-germanica, la flottiglia si trovava nel porto di Piombino carica di mezzi e uomini pronti a sedare eventuali ribellioni da parte italiana, il 10 settembre i partigiani e le forze armate italiane insorsero contro i tedeschi dando origine alla battaglia di piombino che si intensificò nella zona del porto.

Dopo vari tentativi da parte tedesca di riprendere la situazione in mano, la battaglia volse a favore degli italiani che combatterono eroicamente per la propria terra tanto da guadagnarsi la medaglia d’oro al valor militare; a questo punto i nazisti tentarono di rientrare verso livorno via mare con il favore del calar delle tenebre, giunti fuori dal porto però furono sotto tiro dal fuoco incessante e preciso delle nostre batterie costiere che prima colpirono la corvetta T 42 ma essendo più veloce delle altre fuggi e riparò nel porto di livorno il giorno seguente, alcune imbarcazioni furono prese con l’ ancora sempre alla fonda , mentre la nostra carica di siluri e lentissima dopo vari colpi messi a segno venne fermata e si incendiò causando l’ abbandono dei poveri superstiti dell’ equipaggio che una volta a terra furono fatti prigionieri. La nave prima di affondare rimase in fiamme per 4 ore suscitando lo stupore dei piombinesi.

La cosa strana è che alcuni prigionieri parlavano francese, infatti dopo un breve interrogatorio da parte dei partigiani si capì che quasi tutto l’ equipaggio era di origine belga e che era stato militarizzato al momento dell’ invasione del belgio nelle file dei tedeschi.






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