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Il 9 settembre del 1943, il giorno successivo all’annuncio dell’armistizio con gli alleati firmato il 3 settembre, il Da Noli e il Vivaldi, due cacciatorpediniere italiani percorrevano la rotta La Spezia-Civitavecchia. Sembrava tutto tranquillo quando ad un tratto ricevettero l’ordine di portarsi nelle acque fra la Corsica e la Sardegna per attaccare il traffico tedesco in tale zona per poi raggiungere le forze navali dirette a Bona.

Fra le 16 e le 17.15 raggiunte le Bocche di Bonifacio si sviluppò uno scontro tra i due cacciatorpediniere e le motovedette e motozattere germaniche alcune delle quali furono affondate e danneggiate.

Il Da Noli fu colpito da due proiettili con danni non gravi ma mentre faceva rotta per uscire dalla zona del fuoco nemico, urtò contro una mina cosicché la nave divisa in due affondò velocemente alle 17.20 nel punto a circa 5 mg a ponente del faro di Pertusato (Bocche di Bonifacio).

Il Vivaldi alle ore 17 del 9 settembre ricevette i primi colpi nemici e dopo circa mezz’ora rimase immobilizzato con incendio e gravi avarie nelle caldaie. Verso le 19 riuscì ad uscire da quella zona ed allontanarsi verso le Baleari alla velocità di 10 nodi.

Mentre si provvedeva allo spegnimento degli incendi una nuova bomba lanciata da un aereo provocava nuove avarie. A mezzanotte la nave era ferma ed appruata. Il giorno successivo alle 11.30 la nave venne evacuata ed affondò sul punto a circa 50 mg a ponente dell’Asinara (Sardegna).

Sempre nel 1943 il giorno 3 febbraio alle ore 9.50 in lat. 37° 35’ N e long. 10° 37’ E (circa a 27 mg per 60° dall’isola dei Cani) affondò il Saetta partito da Biserta con le torpediniere Sirio, Monsone, Clio ed Uragano per scortare a Napoli la cisterna Thoresheimer. Alle 9.50 dopo che l’Uragano aveva urtato contro una mina nemica, il Saetta subì una violenta esplosione provocata da una mina e si divise in due tronconi che affondarono in meno di un minuto. L’Uragano subì la stessa sorte affondando dopo circa quattro ore per i danni subiti esattamente il 3 febbraio alle ore 13.35 circa nel punto approssimato lat. 37° 35’ N e long. 10° 37’ E (canale di Sicilia). Il Monsone invece affonderà il giorno 1 marzo 1943 alle ore 18 nel porto di Napoli dopo essere stato colpito da alcune bombe nemiche. Affondò al suo posto di ormeggio.

Ma la Sicilia fu protagonista ancora di altri eventi. Infatti il giorno 16 aprile 1943 alle ore 14.30 nel porto di Catania la torpediniera Medici fu colpita presso la plancia da un attacco nemico iniziato alle ore 13.30. Le devastazioni subite in seguito allo scoppio provocarono la rapida immersione della prua e il successivo abbattimento della nave sul fianco destro fino all’adagiamento sul fondo. Nello stesso giorno di aprile alle 3 del mattino circa nella posizione approssimata a 10 mg sud ovest da punta Marsala il Cigno spezzato in due affondò rapidamente. Insieme con la torpediniera Cassiopea era partito da Trapani verso le ore una della notte del 16. Alle 2.40 le torpediniere avvistarono sagome oscure rappresentanti i caccia inglesi Paladin e Pakenham.

Si sviluppò uno scontro durante il quale il Cigno fu colpito in caldaia dopo aver colpito una delle unità nemiche. Ma verso le 3 del mattino un siluro fece affondare il Cigno abbandonandolo ad un tragico destino.